IL VENTO DEL CAMBIAMENTO

Pubblichiamo una riflessione di un iscritto al Partito Democratico di Carugate.




Ritengo utile socializzare, dentro e fuori dal Partito Democratico, un articolo scritto da Mauro Magatti, sociologo ed economista c/o Università Cattolica di Milano, a proposito dell’ansia di cambiamento che coinvolge la nostra società. Mi pare una riflessione interessante e ragionata sulle sfide che ci attendono.
Di seguito riporto alcuni stralci dell’articolo dal titolo “La corsa al cambiamento senza una direzione” comparso sul Corriere della Sera (29 giugno 2016).


Secondo il sociologo la caratteristica principale del periodo è che “… oggi il cambiamento accade, ci viene addosso. Ma tutto avviene senza mediazioni, con un’evidente incapacità istituzionale d’interpretazione e d’indirizzo.”.
L’autore s’interroga su come leggere i fenomeni emergenti. E ci offre una risposta non scontata. “Se guardiamo all’Europa, i diversi movimenti che la attraversano (gli antieuropeisti inglesi, i podemos in Spagna, i 5s in Italia..) esprimono, ciascuno a modo proprio, il disagio di ampi strati del ceto medio, e dei giovani in particolare.
Come in tutte le fasi di crisi, ciò cui stiamo assistendo, è l’emergere di un’opposizione che sa quello che non vuole. Ma è assai più incerta nel dire, in positivo, quello che vuole fare. Potremmo chiamarla l’opposizione del boh.
Si tratta di un’opposizione, tendenzialmente antiistituzionale, dell’uomo qualunque (senza accenti negativi). Di chi, cioè, orfano delle narrazioni politiche del passato, vive in un contesto diverso ormai insicuro e indecifrabile e che proprio per questo non sopporta più la corruzione e gli scandali di élite che, minimizzando i problemi, sembrano pensare ai propri interessi.”.
Il tema che emerge quindi non è la protesta, ma il cambiamento ad ogni costo.
“Il cambiamento, prosegue il sociologo, è continuamente evocato, senza indicare né la direzione né i modi concreti per realizzarlo. A contare non è mai il programma. Verso dove e come andare. Ma il cambiamento in se stesso. Che magicamente dovrebbe risolvere i nostri problemi…Per chi vota, la scheda elettorale è una cambiale a termine con un’unica clausola: cambiare…
In Italia, questo meccanismo ha funzionato con il Renzi rottamatore. E vale oggi, per i sindaci 5stelle. Si parla molto del ruolo della rete. Ma a imperare continua a essere la TV…I candidati che vincono, da noi oggi i 5stelle, ma la stessa cosa vale per altri partiti e altri paesi, sembrano tratti da un casting di Italia’s got talent.
Bella presenza, capacità di comunicazione, atteggiamento antiistituzionale. Dove l’inesperienza è un valore. Perché testimonia essere fuori dai giri tradizionali…
Per questo, nel crollo delle appartenenze e dei discorsi politici, acquistano peso fattori biografici quali la giovane età o l’essere donna. Fattori immediatamente riconoscibili e comunicabili, che testimoniano di un cambiamento che prima di tutto è inscritto nel corpo dell’eletto. Il problema è che buona volontà e freschezza non bastano. Per governare occorre studiare, avere competenze, esperienza, coraggio, relazioni e saper delineare un’idea di società da suscitare e perseguire.”
E infine l’ammonimento finale. “Se il cambiamento rimane pura evocazione, rischia di condannarci alla successione caotica e brutale di eventi che si scaricano direttamente sulle vite individuali. Fuori dalla storia, c’è solo il gelo della rabbia e della solitudine. E’ questo il tarlo che consuma le società avanzate: cambiamento continuo senza direzione.”.
La sfida che abbiamo davanti è riempire di contenuto il vuoto che la parola cambiamento oggi nasconde. E’ una sfida che ci riguarda tutti.