RIFLESSIONE DI UN ISCRITTO

Riceviamo da un iscritto e pubblichiamo:

Non amo andare per centri commerciali. Il nostro compreso, ovviamente. 
Ci accompagno malvolentieri la moglie, talvolta. 
Evitando tassativamente che questo capiti nei giorni prevedibilmente affollati. 
Sbeffeggio da sempre quelli che ci passano la domenica, quando aperti (e, ...magari, ci passerebbero la vita). Lo ritengo, anzi, un mezzo "sacrilegio". 
Sono contro la "massificazione sociale", l'omologazione e l'uniformità dei comportamenti. 
Sono per la "convivialità", ma delle "differenze". 

Taluni dei temi suddetti d'ordine generale sono stati evocati nell'assemblea sull'ampliamento di Carosello organizzata dal Comune giovedì scorso. Eppure, avendoci riflettuto, a me pare c'entrino poco, nel caso. Perché il Centro c'è da sempre, e gli eventuali "danni" nel campo sono già stati fatti, e quindi, sotto tale punto di vista (sul piano del "costume", intendo dire), quindicimila metri quadri in più -o quello che è- non cambieranno nulla, o quasi. Anche perché, più in generale, la declamata massificazione sociale l'hanno provocata e la provocano semmai, prima di tutto, i "media" e le televisioni commerciali in particolare (prontamente imitate da quelle pubbliche, peraltro) -mosse dagli interessi che sappiamo-, più che non il cemento dei supermercati. Abbiamo allora sbagliato, a Carugate, qualche decennio fa (taluno l'ha fatto intendere), quando abbiamo dato il "via libera" ai nostri centri? Facile a dirsi, ma non va dimenticata la storia. Carugate, a quei tempi, era un paese quasi sconosciuto, chiuso, fuori dalle vie di comunicazioni significative. Ricco di "valori", per carità, ma abbastanza isolato dal mondo. Dovevamo tenerlo "segregato"? Meglio "quel" paese, di adesso? Ognuno giudichi. Eppure, a me, che ho i capelli (faccio per dire) ormai bianchi, e che ho vissuto "quel" paese da ragazzo, la " nuova" Carugate, pur con tutte le sue contraddizioni, con tutti gli errori, e anche con qualche esagerazione urbanistico-commerciale, in fondo non spiace. E, in ogni caso c'è, e non possiamo cancellarla. 

Ecco allora che, sulla vicenda ampliamento, a me pareva e pare che la posizione giusta da tenere sia, innanzitutto, quella "pragmatica" Valutare cioè seriamente vantaggi e svantaggi, costi e benefici dell'operazione per il paese. Senza visioni "ideologiche" (ribadito, come detto, che "alea iacta est" tanti anni fa), e senza pregiudizi politico/partitici. Cioè senza strumentalizzazioni. Avendo cura, certo, di non peggiorare irreparabilmente la situazione. Orbene, io non ho ancora le idee chiarissime in proposito (a farla apposta sono arrivato all'auditorium a relazioni introduttive finite, perché prima impegnato fuori Carugate a fare il nonno), e mantengo primariamente non poche perplessità sul problema "traffico". Sto parlando però, appunto, di problemi pratici, concreti. Ai quali va data risposta. Certo, tra i problemi "concreti" c'è quello dell'occupazione. In proposito, ipotizzare cinquecento nuovi posti di lavori e' un dato interessantissimo, ma sappiamo tutti che la verifica reale potrà essere fatta soltanto a posteriori. Il rischio, poi, che questi posti restino prevalentemente precari credo sia vero. Ma quello del precariato e' un problema che necessita di soluzioni che vanno ben oltre le competenze locali, mi pare. 
La stessa questione del "parco", che in verità non ho approfondito, mi sembra vada considerata con grande attenzione ed intelligenza. E il tema del collegamento funzionale e direi quasi anche d'ordine antropologico tra il di la' e il di qua della provinciale, evocato in assemblea, ha pure un suo fascino e va sviluppato. 
Una cosa non mi preoccupa: il rischio che questa operazione contribuisca ad annacquare ulteriormente l'identità "carugatese". No, io credo per esempio (ma è quasi una battuta) che un'eventuale cinema-multisala (che io di solito non frequento... avendo Sky), pur citato quella sera (se non ho compreso male), non sminuirà minimamente il vigore del "don Bosco". 
Visione "pragmatica" della questione, dunque (detto da uno che ritiene da sempre che le scelte amministrative vadano comunque inquadrate in una "visione"), che non vuol dire affatto accettazione a scatola chiusa di quel che viene proposto.

Commenti