TORRE DELL'ACQUA

LA TORRE DELL'ACQUA 


E’ certamente apprezzabile l’iniziativa del gruppo “Amici dell’acquedotto”, che ha il merito di avere portato all’attenzione della comunità di Carugate la necessità di salvaguardare il patrimonio storico della nostra cittadina. La torre dell'acqua di via Roma, anche in relazione alla sua natura industriale e alla sua giovane età, è vista da molti cittadini come un'inutile edificio che non merita di essere preservato. Non vogliamo entrare troppo nel merito della questione, che richiederebbe di tenere in considerazione i nuovi metodi di considerazione e conservazione di quanto realizzato nel 900 e la stessa idea di bene culturale. Sta di fatto che la sovrintendenza ha posto su di esso un vincolo e la proprietà, ovvero il consorzio CAP, ha provveduto alla messa in sicurezza, spendendo 500 mila euro, una somma notevole. 




Ora il comitato intende proporre un utilizzo alternativo della torre ma le caratteristiche tecniche dell’acquedotto mal si prestano a un suo utilizzo alternativo. Lo spazio è angusto, la dislocazione nei pressi del plesso scolastico obbliga a giuste cautele, la permanenza alla sua base di attrezzature e impianti legati all’erogazione dell’acqua di fatto limitano la gamma di possibili soluzioni di ricambio.
Né si può sperare per esempio in una trovata geniale come quella del comune di Brembate di Sopra in provincia di Bergamo, che con la torre dell’acqua diventata anch’essa obsoleta ha saputo realizzare un autentico piccolo miracolo. Lì hanno creato un centro di osservazioni astronomiche, una vera e propria torre solare, completandola poi con l’installazione di un telescopio spaziale e, addirittura, di un planetario funzionante.
Ma in quel caso la superficie a disposizione non solo era maggiore rispetto alla nostra, ma si è anche dovuto erigere una seconda torre affiancata a supporto, moltiplicando i costi. Inoltre, l’ubicazione in una zona non centrale dell’agglomerato urbano meglio si prestava alla buona riuscita del piano. Senza contare che la disponibilità finanziaria a sostegno del progetto era congrua. Altri tempi, si è detto. Ma anche un’opportunità unica, non ripetibile certamente a una distanza di pochi chilometri.
Altre soluzioni prospettate, tipo quelle di farne delle abitazioni private, come in Olanda, cozzano contro la mancanza di spazio e probabilmente di strumenti urbanistici appropriati.
Come pure la trasformazione in attività museali, tipo quanto realizzato in Germania e a Budrio in provincia di Bologna, o di collocazione al suo interno di un laboratorio scientifico per il controllo dell’aria e altri test, come realizzato a Milano Bicocca.

Non si comprende del tutto l'accanimento nel voler fare necessariamente qualcosa di nuovo, nel senso che modificarne le caratteristiche esterne renderebbe vano l'aver voluto salvare la torre, considerata un bene così com'è, specchio di un'epoca che ha infuso in quell'edificio determinati parametri estetico-culturali. Trasformare la torre in qualcosa di irriconoscibile, come accaduto a Brembate non ha molto senso, tanto meglio costruire nuovo e altrove. si potrebbero pertanto pensare soluzioni che non siano impattanti da questo punto di vista. 

C’è anche da dire che qualsiasi cosa si voglia fare, necessariamente si dovrà contare sulla partecipazione di sponsor privati. In questo momento, si fa fatica a figurarsi nugoli di imprenditori in paziente fila per poter offrire un supporto finanziario alla lodevole iniziativa. Tentar non nuoce, intanto l'acquedotto resterà lì dov'è, senza il pericolo d'essere abbattuto. 

Penna Bianca

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