Quale partito?

In questo periodo che va verso il congresso del partito di fine anno il dibattito tende, come è giusto che sia, a concentrarsi sulle idee che si hanno di partito, come ognuno vede il PD, come vorrebbe che fosse, come dovrebbe agire per davvero avere un ruolo centrale nella vita politica del Paese.
Io credo che un partito che voglia definirsi realmente Democratico debba avere finalmente il coraggio di seguire quelli che sono gli esempi in Europa e non solo dei grandi partiti progressisti.
Debba scrollarsi di dosso quei residui da partito post-comunista dell’area diessina del partito.
Un partito Democratico deve parlare a tutti i cittadini, a tutte le classi sociali,
Purtroppo ancora oggi il PD mostra sintomi di vecchie influenze, influenze passate, sconfitte dalla storia.
Il collateralismo con certo sindacato, seppur diminuito rispetto a prima, ancora oggi permane;
i pregiudizi verso categorie produttive come i lavoratori autonomi e gli imprenditori anche.
L’idea di un quid pluris del lavoro dipendente, magari pubblico, resiste.
Per quale motivo noi dovremmo lasciare queste categorie sotto l’influenza dei partiti di destra?
La lotta all’evasione fiscale non si porta avanti vessando in maniera sbagliata ed iniqua alcune categorie e non altre. Pensare a lavoratori “buoni” e lavoratori “cattivi” non solo è fallimentare ma va anche contro lo spirito della nostra Costituzione che all’art. 35 statuisce che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e manifestazioni; TUTTI i lavori non solo alcuni.
Un partito quindi Democratico e Repubblicano non può avere come lume la Costituzione solo a corrente alternata. La Costituzione va difesa tutta non solo nei momenti e per le materie che fanno comodo.
Osservando i primi passi del nuovo Governo di coalizione presieduto da Enrico Letta si notano poi altri freni all’evoluzione del PD verso un grande partito progressista europeo.
Purtroppo in Italia quando il Governo non ha abbastanza denaro per sostenere le proprie politiche, punta sempre e solo sull’aumento della pressione fiscale anziché procedere ad una sacrosanta opera di taglio della spesa pubblica che nel nostro Paese raggiunge livelli imbarazzanti.
Per la verità questo modus operandi è comune sia ai governi di centrodestra che ai governi di centrosinistra, ma questo non deve assolutamente essere un motivo per autoassolversi.
Prendiamo per esempio l’atteggiamento del PD sui temi IMU e aumento dell’IVA. In un periodo di recessione e di crisi dei consumi è assolutamente contro ogni principio economico e contro il buon senso pensare di aumentare la pressione fiscale. Eppure questo è quello che si vorrebbe fare e che in parte si è fatto. E non pensare ad una rimodulazione dell’IMU o a non aumentare l’IVA solo perché Berlusconi ne fa uno dei suoi cavalli di battaglia è davvero deprimente.
Purtroppo i segnali che ci giungono da Roma sono poco incoraggianti.
Negli stessi giorni in cui il Primo Ministro britannico David Cameron annunciava nuovi tagli alla spesa pubblica in eccesso, maggiori finanziamenti per settori come la sanità e l’istruzione, tagliando migliaia di dipendenti pubblici in esubero, nel nostro Paese si approvava il rinvio dell’aumento dell’IVA di un punto percentuale aumentando gli acconti ai fini IRPEF al 100%, ai fini IRES al 101% e ai fini IRAP al 110% più una supertassa sulle sigarette elettroniche, tutto ciò salutato con grande gioia dal Governo.
Da gioire c’e’ ben poco. Un partito che si voglia dire Democratico deve farla finita con l’aumento delle imposte e delle tasse, deve cominciare a tagliare la spesa pubblica, deve togliere linfa vitale ad aree parassitarie del nostro Paese, deve avere il coraggio di scontrarsi con le lobby e le corporazioni e non deve spaventarsi davanti alla minaccia dello “sciopero generale”.

Io spero davvero che finalmente il PD, sfruttando questa tornata congressuale, colga l’occasione storica di poter diventare un partito davvero Democratico, davvero Repubblicano, davvero Progressista e perché no anche Liberale, nella tutela dei diritti inviolabili di tutti gli individui, nella concezione di uno Stato al servizio dei cittadini e non il contrario, nella lotta agli sprechi e all’evasione fiscale.

Io credo che il PD possa farcela.  
Certo non sarà un cammino semplice, ma alla fine l’intero Paese ne trarrà un beneficio enorme e davvero il PD potrà essere una alternativa seria e compatta ad un centrodestra che definire anomalo è un eufemismo.



                                                                                                                                                          MB

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