NEL VERO ANNO ZERO di Vittorio Sereni

Meno male lui disse, il più festante: che meno male c’erano tutti.
Tutti alle Case dei Sassoni – rifacendo la conta.
Mai stato in Sachsenhausen? Mai stato.
A mangiare ginocchio di porco? Mai stato.
Ma certo, alle case dei Sassoni.
Alle Case dei Sassoni, in Sachsenhausen, cosa c’è di strano?
Ma quante Sachsenhausen in Germania, quante case.
Dei Sassoni, dice rassicurante
caso mai svicolasse tra le nebbie
un’ombra di recluso nel suo gabbano.
No non c’ero mai stato in Sachsenhausen.
E gli altri allora – mi legge nel pensiero –
quegli altri carponi fuori da Stalingrado
mummie di già soldati
dentro quel sole di sciagura fermo
sui loro anni aquilonari…dopo tanti anni
non è la stessa cosa?

Tutto ingoiano le nuove belve, tutto –
si mangiano cuore e memoria queste belve onnivore.
A balzi nel chiaro di luna s’infilano in un night.
Sereni è stato il più grande poeta del nostro secondo 900, purtroppo sconosciuto ai più. Ha provato sulla sua pelle l'orrore della guerra, chiuso nei campi degli alleati in Algeria. Mosso da profonda, sincera tensione morale, contraria a compromessi; riflette in questo testo sulla gravità di quanto accadde nel dopoguerra e accade ancora oggi. La memoria, nel senso scolastico, permane, si sa cosa fu la Shoah, eppure non si prova più alcun dolore morale per ciò, non si soffre più il peso di una tale vergogna per l'umanità. Sereni ci mette in guardia poi contro i nuovi barbari, le nuove belve, coloro che semplificano, banalizzano tutto, vivo il presente, dimenticando il passato, paragonando ciò che la storia non vuole sia paragonato. Questo è il pericolo di oggi: coloro che ricordano ma senza cuore, senza morale, assorbono tutto, non sentono più il senso della storia, vivono per il Dio Oggi ed è proprio in questo modo che si generano i nuovi mostri. Anno zero dunque può essere un nuovo inizio, può essere però anche la nostra fine. Dipende da noi. 
Sachsenhausen è il nome di un luogo di concentramento, nel dopo guerra anche nome di un ristorante a cui Sereni viene invitato da un conoscente. Case dei Sassoni ne è la traduzione.