LA GRECIA MORENTE 

Da qualche settimana ormai ci scruta tutti i giorni, senza che noi ce ne accorgiamo; ogni tanto invece siamo noi ad osservarla  con curiosità per poi dimenticarci subito di lei: si tratta di Europa, la cui effige è stata apposta dalla BCE sulle nuove banconote da cinque euro. Chissà se qualcuno si è sentito in colpa contemplando quel volto che ci guarda con profonda tristezza e malinconia, che da ogni portafoglio dell’Unione osserva con rassegnazione un continente, incapace di reagire alla crisi, privo di una leadership, sempre più frammentato e soprattutto dimentico delle proprie radici. Sì le proprie radici, quelle culturali che stanno alla base della nostra Europa, da  ricercare non nel secolo scorso ma migliaia di anni fa in terra greca, dove ha avuto inizio tutto, compresa quell’idea di democrazia e di libertà di cui tanto noi europei, anche a buon diritto, ci vantiamo.

Ripensando a quella cultura ellenica che sta alla base di tutto il nostro pensiero, come non sentirsi in colpa! Come non provare un sentimento di tradimento verso la Grecia!

La Grecia non è più infatti il Paese delle spiagge bianche e dell’acqua cristallina, è una bomba pronta ad esplodere, un vero incubo per Bruxelles. Una situazione finanziaria insostenibile ha portato il Paese sull’orlo della bancarotta e l’uscita dall’euro, poi grazie a  ingenti prestiti la situazione si è calmata e ora l’UE sorveglia i conti ellenici, chiedendo risparmi e tagli. 

Ora, è giusto tutto questo? È giusto dopo alcuni anni di sacrifici chiederne altri?
Possiamo innanzitutto dire che in parte è stato corretto chiedere uno sforzo ad Atene, in fondo i conti li hanno contraffatti, hanno speso troppo per le olimpiadi, hanno investito miliardi nelle spese militari . Eppure oggi dovremmo come Europei dire basta al sacrificio mortale che stiamo imponendo a  quel popolo. Senza inoltrarci in calcoli e ragionamenti economici specifici, sappiamo tutti che l’UE ha condotto una politica sbagliata, i problemi finanziari greci sono aumentati e anche il fondo monetario internazionale ha ammesso degli errori nel salvataggio. Eppure nulla è cambiato, nessuno ha osato dire qualcosa in sostegno dei Greci, al G8 non se n’è parlato e anche da noi le notizie che arrivano vengono o ignorate o messe in ultima posizione dai telegiornali. Anche il nostro partito ha delle colpe, nessun leader ha detto qualcosa, si sono mantenute posizioni vaghe e generiche, ci si è riferiti alla Grecia per far capire quale destino crudele  potrebbe capitarci, considerando scontato il declino e la morte di Atene. Viviamo in un’unione sempre più egoista o forse è meglio dire indifferente, che si occuperà davvero del problema quando sarà troppo tardi, quando forse Alba Dorata ( i neofascisti) dal 7 per cento raddoppieranno i loro voti o quando inizierà una rivolta di piazza difficilmente controllabile. Ecco forse allora  ci penseremo.  

Credo dunque assurdo pensare che il continente possa davvero uscire da questi anni bui solo risolvendo i problemi finanziari, attivando qualche scudo antispeculazione o cose simili. Bisogna ritornare a ragionare come quei grandi fondatori che inseguivano il sogno di un’unione politica europea , i quali si vergognerebbero a vedere un’UE che riceve il premio nobel alla pace ma lascia morire di fame una nazione.  La Grecia ha infatti il 62 % di disoccupazione giovanile, contro una media UE del 24%; sono stati tagliati servizi sanitari, scolastici,  stipendi e pensioni  in una sola notte, si sta svendendo il patrimonio collettivo per imposizione esterna; chiunque può portarsi via un pezzetto di quella splendida terra, volete una compagnia idrica, un palazzo per uffici o perché no, un’isola, un’autostrada ? volete l’aeroporto internazione di Atene? È tutto in vendita.

È moralmente giusto? È possibile girarsi dall’altra parte quando si chiude la televisione pubblica di un Paese?  Chiuderemo ancora gli occhi quando la Grecia stremata comprerà aerei, sommergibili, armi dalla Germania e dalla Francia?


Soluzione: qualcuno direbbe uscire dall’Europa, io dico restarci e impegnarsi per trasformarla. Il primo passo è proprio parlare di tutto ciò, indignarci, a poco a poco cambieremo la nostra casa.  

FG

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