C’è un limite a tutto
In questi ultimi giorni ne stanno
succedendo di tutti i colori. Prima il linguaggio inqualificabile del leghista
Calderoli, adesso la questione Kazakistan. Del resto le continue giravolte e
ricatti del PDL stavano inasprendo un clima
politico già nervoso ed agitato da tempo.
Sappiamo che il Governo Letta di
larga coalizione è nato da un patto politico esplicito per affrontare e
risolvere temi precisi (lavoro, rilancio dell’economia e qualche riforma
istituzionale), che richiedono soluzioni condivise e non imposte.
Il PDL invece, pare specializzato a
presentare le sue proposte sotto forma di ultimatum. Su IMU, IVA ed altro non
valgono solo le “loro verità”. Le ricette vanno costruite insieme.
Ciò che più urta, nonostante tutto, è
il modo bugiardo con cui il PDL affronta
le situazioni e pone le questioni.
Prima minaccia la crisi di Governo se la
Cassazione, che sta solo difendendo la possibilità di un processo, decide di
fissare l’udienza troppo presto rispetto ai suoi desideri. Poi, scatena la bagarre in
Parlamento e l’ineffabile Brunetta straparla di una situazione Italiana
ancora più pericolosa di quella Egiziana
e si parla di Aventino.
Subito dopo, come niente fosse, si cambia
registro. Non più facce truci, ma sorrisi.
Berlusconi si dichiara fiducioso nel corso della giustizia, ed in più si
diverte a indicare nelle contraddizioni interne al PD l’origine dei guai del Governo
di larga coalizione.
In questo contesto è difficile
governare. Ma l’Italia ha bisogno di un Governo! Ha bisogno di riforme
istituzionali e di promuovere politiche a favore del lavoro e degli
investimenti.
Il Governo Letta ha un limite invalicabile, il rispetto della separazione
dei poteri e dell’autonomia della magistratura. I processi di Berlusconi riguardano
la sua persona e non la maggioranza. Se il PDL pensa di usare l’emergenza
politica per fronteggiare l’emergenza giudiziaria di Berlusconi, si sbaglia di
grosso. Basta soffiare sul fuoco dell’irresponsabilità. Basta creare confusione!
Se si continuerà con questi toni, la
corda si spezzerà. E non è detto che si vada a nuove
elezioni.
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