Il 25 giugno scorso dopo un lungo percorso il Consiglio
Comunale di Carugate, seguendo l'esempio positivo di molti altri comuni
italiani, ha approvato il Regolamento che istituisce il Registro delle Unioni
Civili nel nostro Comune.
Sicuramente si tratta di una atto dall'alto valore simbolico
ma anche comportante risvolti pratici per i cittadini carugatesi che
sceglieranno liberamente di utilizzare questo strumento amministrativo il quale
va ad agire in un contesto di imbarazzante vuoto normativo che solo al
Legislatore nazionale spetta andare a colmare.
Le questioni dei diritti civili degli individui e del
riconoscimento delle coppie omosessuali ormai da decenni attendono una risposta
chiara da parte del nostro Paese, rimasto, insieme a pochi altri in Europa ,
dolosamente inattivo nonostante i ripetuti segnali che provenivano anche da
organismi internazionali (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, Parlamento
dell'Unione Europea).
Le motivazioni usate contro questa battaglia di libertà sono
sempre state e continuano ad essere di carattere esclusivamente morale. L'area
politica di ispirazione cattolica, insieme a tutti i vari movimenti più o meno
religiosi che a quell'area fanno riferimento, hanno strenuamente demonizzato
l'istituto delle Unioni Civili opponendo il modello di “famiglia naturale”
fondata sul matrimonio come totem da difendere da fantomatici attacchi
derivanti da un eventuale riconoscimento giuridico delle unioni suddette.
Il volere stabilire da parte di alcuni cosa sia o cosa non
sia “famiglia” in base a convinzioni morali e religiose e con ciò negare
diritti è sintomo di una arroganza che non dovrebbe essere consentita. Il
concetto di famiglia come molti altri è pre-giuridico, attiene alla società,
l'ordinamento lo coglie, ma non una volta per tutte, bensì ne segue i continui
mutamenti che questo subisce ad opera proprio della società, ubi societas
ibi ius.
Trarre da proposizioni descrittive (è o non è) proposizioni
prescrittive (deve o non deve essere) e con ciò imporre un modello morale agli
individui è assolutamente sbagliato come già Hume aveva giustamente fatto
notare; qui sta il discrimine fra un regime liberale ed un regime illiberale.
Uno Stato che si voglia definire realmente liberale, cosa
che purtroppo questo Paese non è, non accetterebbe mai che una determinata
visione morale, seppur della maggioranza dei consociati, possa venire imposta
agli individui che legittimamente non la condividono, la “tirannia della
maggioranza” mina quelle che sono le fondamenta di una democrazia liberale. Lo
Stato deve agire solo tutelando la sfera di libertà dell'individuo non
potendola violare e reprimendo quelle che sono le violazioni di tale sfera che
provengono dagli altri individui.
Non è compito di uno Stato liberale stabilire cosa sia o
cosa non sia moralmente giusto ed imporlo coattivamente ai consociati. Lo Stato
etico e paternalista nella storia ha sempre portato e porta tuttora purtroppo
con sé le peggiori nefandezze, basti pensare allo Stato nazionalsocialista
tedesco o allo Stato sovietico per il passato e allo Stato Islamico o al regime
iraniano per il presente.
Spesso gli oppositori del riconoscimento delle coppie
omosessuali si trincerano subdolamente dietro alla libera manifestazione del pensiero
anche nel sostenere tesi a dir poco irrazionali e violente, seminando il
disprezzo verso una condizione dell'essere quale è l'omosessualità, definendola
come perversione, malattia, peccato, atto contro natura, accostandola alla
pedofilia, profetizzando matrimoni tra esseri umani e animali, unioni tra
persone adulte e bambini, dimostrando così profonda ignoranza e malafede e
alimentando quel clima di odio ed omofobia che quotidianamente registriamo nel
nostro Paese e non solo.
Il filosofo Karl Popper nella sua
opera “La società aperta e i suoi nemici” del 1945 scriveva: “La tolleranza
illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata
tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a
difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora
i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”; ecco io credo che uno
Stato liberale non debba consentire episodi di intolleranza e disprezzo
mascherati dietro a convinzioni morali e religiose.
Questi episodi vanno repressi
senza se e senza ma, provengano essi da estremisti islamici, da “Comunione e
Liberazione” o da qualsiasi altro autoproclamatosi difensore della Verità e
della Morale.
Voglio concludere con le parole
che il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America Anthony Kennedy
utilizza nella sentenza da lui stesa con la quale la medesima Corte ha
stabilito, il 26 giugno scorso, che il matrimonio tra persone dello stesso
sesso è un diritto umano garantito dalla Costituzione: “Nessuna unione è più
profonda del matrimonio, dato che contiene gli ideali più alti di amore,
fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Unendosi in matrimonio, due persone
diventano qualcosa di più grande rispetto a cos’erano prima, separatamente.
Come hanno dimostrato alcuni dei querelanti in questo caso, il matrimonio
implica un amore che può durare anche oltre la morte. Affermare che questi
uomini e queste donne non rendono onore all’ideale di matrimonio sarebbe
irrispettoso. Lo rispettano a tal punto che lo desiderano per sentirsi
pienamente realizzati. La loro speranza è quella di non essere condannati a
trascorrere la vita in solitudine, esclusi da una delle più antiche istituzioni
umane. Chiedono di essere trattati davanti alla legge con la stessa dignità
delle altre persone. La Costituzione dà loro questo diritto”.
MB
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