E’ passato quasi
inosservato, sulla stampa nazionale, l’appello ai giovani europei firmato da
Daniel Cohn-Bendit e Felix Marquardt, per conto del movimento “Europeans
now” (www.europeansnow.eu)
E’ un peccato, perché questo
manifesto offre spunti di riflessione non banali sullo stato attuale
dell’Unione Europea e, soprattutto, su come dovrebbe evolversi a beneficio di
tutti i popoli che la compongono, con particolare riguardo alla parte più
giovane di essa.
E’ vero o non è vero che sta
prendendo sempre più piede anche da noi, che eravamo fino a poco tempo fa un
Paese tra i più europeisti, l’idea che l’Europa stessa sia la concausa di tanti
mali, in primis della recessione economica e dell’alto livello di
disoccupazione?
La via di uscita suggerita
da alcune voci critiche è quella di riconferire più potere ai singoli Stati
all’interno dell’Unione, ritornando magari alle valute locali, abolendo l’euro,
e restituendo a ciascuno di essi il potere di stampare carta moneta.
Invece, sostiene questo
movimento, è esattamente l’opposto: è con più Europa che si possono risolvere i
problemi, non con meno Europa.
Si fa quindi appello
all’intelligenza e sensibilità di ciascun cittadino affinché si porti a termine
il processo di piena integrazione dell’Europa: “La gioventù europea si trova di
fronte a un bivio: accelerare il processo che porta alla completa integrazione
o prolungare la lenta deriva verso l’irrilevanza.”
Utilizziamo le capacità e le
competenze di ciascun popolo per migliore tutti insieme: “Lasciamo che i finlandesi ci
svelino il segreto del loro sistema educativo; i francesi quello
dell’assistenza sanitaria; i tedeschi del lavoro flessibile e della promozione
di piccole e medie imprese di successo; gli svedesi dell’uguaglianza di genere;
gli italiani della qualità del prodotto e della valorizzazione delle
specificità regionali.”
La spinta al cambiamento
deve partire dal basso, da tutti noi: “I nostri governi e parlamenti non sono
malintenzionati o incompetenti di fronte a questa sfida. Semplicemente non sono
in grado di comprendere la situazione politica attuale. E’ ingenuo aspettarsi
che i tradizionali leader politici eletti a livello nazionale (in carica per
quattro o cinque anni) affrontino problemi come la scarsità di risorse, la
deforestazione, la disoccupazione cronica, il riscaldamento globale e l’esaurimento
delle risorse idriche, che sono di portata globale e la cui risoluzione
richiederebbe inevitabilmente decenni. Le soluzioni di oggi a questi problemi
devono necessariamente essere transnazionali, o non costituiranno per nulla
soluzioni reali.”
Dobbiamo essere consapevoli
che: “L’’Europa
non verrà cambiata attraverso le elezioni europee del 2014. L’Europa cambierà
solo quando i futuri politici europeisti concorderanno nel trasferire davvero
alle istituzioni europee il potere che meritano.”
Pertanto, “La
scelta è tra usare la forza e le considerevoli risorse di tutta la rete europea
o lasciare che il passo veloce della globalizzazione si lasci le nazioni
europee alle spalle. Smettiamola di dubitare dell’Europa e iniziamo a
comportarci da europei. Il primo passo è votare non come francesi, tedeschi,
greci o italiani, ma come europei.”
La strada da imboccare è
quella di arrivare in tempi rapidi agli Stati Uniti d’Europa, se vogliamo
ritornare a essere protagonisti a livello mondiale, com’è giusto per un
continente che ha saputo con la sua storia creare una società democratica e
solidale.
EB
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